Preparazione
fisica
Chi fa
escursionismo deve avere un minimo di allenamento alla
salita. Per evitare
che una semplice gita diventi un percorso a tappe forzate,
dove il risultato finale diventa tornare a casa sfiniti
senza avere né tempo né energie per godere della giornata,
ognuno deve entrare nell’ottica di acquisire
progressivamente un allenamento sufficiente. Essendo la
camminata in montagna un’attività che può essere
genericamente definita di resistenza, le attività fisiche
più indicate sono correre, nuotare e andare in bicicletta.
Per un
trekking può comunque
essere molto utile un allenamento specifico, ad esempio
programmando escursioni in cui prevedere almeno 2 ore di
salita a passo costante, eventualmente con un occhio
all’orologio, in modo da verificare la velocità di marcia.
Per quanto riguarda le modalità di allenamento, come per
altre situazioni, la regola è quella di camminare
inizialmente a velocità molto bassa, per poi
progressivamente aumentare, fino a provare a forzare un
ritmo elevato; un’altra modalità può essere quella di
alternare tratti a ritmo elevato ad altri più tranquilli.
Utilissimi sono anche gli
esercizi di allungamento e rilassamento muscolare (il
cosiddetto stretching e similari).
E’ importante anche
allenarsi a portare sulle spalle lo zaino e trovare il
giusto , per non sentire già dalla prima ora le spalle
indolenzite o un fastidioso mal di schiena. In questo caso
conta molto anche l’abitudine ad una corretta postura, il
più possibile eretta, con una regolazione ottimale degli
spallacci in modo che lo zaino sia aderente alla schiena e
si appoggi ai fianchi e non più in basso.
Durante la camminata è
utile fare attenzione a qualche piccolo ed apparentemente
insignificante accorgimento: in salita, oltre a fare passi
brevi e ad appoggiare interamente il piede a terra, bisogna
cercare di mantenere la verticale del baricentro del corpo
il più possibile entro la pianta di uno o dell’altro piede:
in altre parole stare il più possibile eretti e
nell’eseguire il passo prima appoggiare il piede a monte,
poi spostare il peso del corpo su questo piede, quindi
spostare l’altro piede: in questo modo le leve degli arti
inferiori lavorano il più possibile su di un asse verticale,
evitando trazioni muscolari “oblique” ai polpacci, che
affaticano inutilmente. Più è ripida la salita e maggiore è
la necessità di utilizzare questo trucco. Un buon
allenamento può cominciare anche dalle scale di casa.
In discesa la posizione
migliore è ancora verticale, ma con le ginocchia leggermente
piegate in avanti affinché il peso sia distribuito
uniformemente su tutto il piede, anzi un po’ più verso la
punta che verso il tacco (al contrario di quanto spesso si
tende a fare, addossandosi con la schiena al pendio), per
evitare di perdere aderenza e cadere all’indietro.
L’appoggio sui talloni è invece necessario se si scende su
un terreno morbido (come pendii erbosi e ghiaiosi), dove lo
scarpone deve far presa e dare stabilità prima del passo
successivo. Nei traversi al pendio senza una traccia piana,
la strategia migliore è fare piccoli passi appoggiando
saldamente l’intero fianco degli scarponi al terreno,
eventualmente con una traccia in leggera salita, che rende
più comoda la progressione.